domenica 9 maggio 2010

LUNGO IL FIUME ADDA
















Dopo la visita a Crespi, risalendo il corso dell'Adda, dopo pochi chilometri, si arriva a Trezzo sull'Adda.

Qui il fiume si concede un'ampia curva allargando il suo letto fino a sembrare quasi un piccolo lago.
In alto, su uno sperone di roccia, si innalzano le mura e la torre del castello di Barnabò Visconti, feroce rappresentante della casata milanese.

Sotto, addossata alla parete rocciosa, il signor Crespi, fondatore del villaggio omonimo, ha fatto costruire, nei primi anni del 1900, una centrale elettrica a turbine che sfrutta la corrente impetuosa del fiume.
A vederla, soprattutto nelle cupe giornate novembrine, lascia una traccia di inquietudine nel cuore. Le mura grige, l'architettura severa, i lampioni che spandono appena la loro luce giallognola nel silenzio suggeriscono pensieri su scienziati pazzi ed esperimenti segreti.


All'interno, invece, tutto scorre tranquillo. La centrale, tutt'ora in funzione, produce energia elettrica. In un sala, decorata a motivi liberty, si svolgono manifestazioni culturali stemperando l'impressione di sottile paura che aveva colto l'ignaro visitatore.


Però, se non l'avete mi vista, andate a visitarla all'imbrunire di una giornata grigia, di inizio inverno, quando sul fiume ci sono le folaghe e l'unico rumore è quello dei vostri passi sulla ghiaia.





Ne vale la pena





domenica 11 aprile 2010

LODI festival internazionale del Trompe d'oeil




















Una domenica mattina di qualche anno fa siamo capitati a Lodi per bere un caffè. Sono belle le domeniche mattina in quella cittadina. La gente si riversa nelle strade a passeggiare e a guardare le vetrine. I caffè di piazza della Vittoria, quella con la Cattedrale, sono affollati.


Le biciclette sfrecciano fra i capannelli di uomini intenti a commentare qualche notizia e i bambini corrono fra le colonne dei portici.
C'è anche il mercato nella piazza dietro alla chiesa dove, a cercare con pazienza, si fanno buoni affari.

Ma quella mattina c'era una novità. Il Festival internazionale del Trompe l'oeil.

La piazza era diventata un enorme cantiere artistico. Banchetti e gazebo ospitavano artisti di ogni età che lavoravano al loro pannello.
I visitatori camminavano incuriositi fra figure di donne discinte, paesaggi bucolici e scene campestri.
Gli artisti si fermavano a contemplare il loro lavoro e a sentire i commenti di chi li guardava lavorare.
La bella giornata di sole, era maggio, rendeva ancora più gustosa l'occasione.

Abbiamo fatto tantissime foto, qui ve ne propongo alcune.

Quest'anno il Festival ritorna. Il 28- 29- 30 maggio 2010 a Lodi, in piazza della Vittoria.












domenica 21 marzo 2010

Crespi d'Adda, sito Unesco







A Crespi d'Adda si può arrivare o dall'autostrada, il modo ufficiale, oppure, quello che io preferisco, dal fiume.

Io sono privilegiata, abitando lì vicino è una passeggiata che faccio in bicicletta.

Prendendo per Concesa, frazione di Trezzo sull'Adda, si segue la strada fino al santuario, costruito in riva al naviglio Martesana.
Appena al di là del canale, diviso da una striscia di alberi, scorre l'Adda.
Una passerella lo scavalca, perdendosi fra i cespugli della riva opposta. Imboccando quella passerella con una breve camminata, o pedalata, si arriva a Crespi, sbucando proprio in fianco alla villa della famiglia Crespi.


I Crespi sono stati una delle famiglie di industriali illuminati che più hanno inciso nella storia di Milano e provincia.


Hanno fondato il Corriere della Sera, costruito case per operai in Milano e, non ultimo questo villaggio, completamente autonomo dove il lavoratore trovava lavoro, scuola per i figli ed abitazioni dotate di acqua e corrente elettrica.


Stiamo parlando degli ultimi anni del 1800.
Il Castello, così chiamavano la villa Crespi gli abitanti del luogo, è una costruzione neo gotica, ricca di gargolle, frontoni scolpiti e grottesche.


La famiglia ci passava l'estate per sfuggire alla calura di Milano.


E' ancora di proprietà dei Crespi e non è visitabile all'interno, ma, d'estate c'è un gruppo di attori che offre una ricostruzione storica, di sera, per illustrare la vita del villaggio.
Ecco in quell'occasione si può entrare nel giardino e vedere la villa dal di fuori.

Il villaggio ha una pianta molto semplice, una strada dritta lo attraversa dalla villa al cimitero, posto in fondo al paese.
Le vie sono alberate, le macchine sono poche e viaggiano adagio.
Ai fianchi della strada ci sono le casette degli operai mentre quelle dei dirigenti sono nascoste fra macchie d'alberi.
Poche pedalate e si arriva ad una piazza dove si affaccia la fabbrica, il cuore pulsante di tutto.
La ragione d'essere del villaggio.
Facciata in cotto, con una cura dei particolari che la rende elegante.
Ormai è chiusa da anni ma la ciminiera continua a far parte del paesaggio.
Dopo la ciminiera c'è il cimitero con la tomba monumentale dei Crespi. Ai suoi piedi le sepolture degli operai.
Prima di proseguire nella vista decido una di fare una sosta.







domenica 7 marzo 2010

Stile Liberty e acque curative











Ho visitato Salsomaggiore Terme in diverse occasioni. La prima, solo di passaggio, in un afoso pomeriggio agostano, non mi ha particolarmente colpito.

Per le strade non c'era nessuno, solo il caldo che saliva ad ondate dall'asfalto.

L'edificio delle terme era chiuso e mi sono dovuta accontentare di guardare la costruzione dal di fuori.
Poi mi è capitato di partecipare ad un pomeriggio gastronomico con visita guidata all'edificio e degustazione di alta pasticceria.

Ed è stata l'occasione giusta per conoscere le terme.
Tutta la giornata sembrava organizzata per far intravedere da lontano i fasti goduti in quel luogo.

Lasciati i cappotti al guardaroba con pochi passi siamo arrivati al salone principale accolti da luci, marmi e cristalli.
Il salone era immenso e avvolto in una luce dorata. Le scalinate di marmo salivano al piano superiore fra due ali di specchi inframmezzati con affreschi e le note di un'arpa, suonata da una signora in nero, si mischiavano al nostro chiacchiericcio.
Tutto all'interno ricorda l'Oriente. L'architetto, Galileo Chini, lavorò per ani alla corte del re del Siam.
Ci sono scimmiette che sbucano fra le foglie ed elefanti agli angoli delle modanature.
Gli affreschi mostrano donne morbide e discinte con i capelli fluttuanti. Fioriere e puttini, specchi che moltiplicano la luce in mille riflessi.

Il pomeriggio è continuato fra musica e piacevolezze, pasticcini gustati appena sfornati e tazze di tè o cioccolata a seconda dei gusti.
Una rappresentazione teatrale, ancora musica e la luce del giorno è scemata portandoci all'ora del ritorno a casa.
















lunedì 22 febbraio 2010

IL SENSO DEL VIAGGIO



In questi giorni uggiosi di fine inverno mi ritrovo spesso a spiare il cielo sperando in uno squarcio d'azzurro. I pensieri vagano disordinati muovendosi intorno a ricordi di viaggio, frammenti di immagini in cui mi immergo volentieri.


Qualche giorno fa ha cominciato a ronzarmi in testa una domanda : " Perchè mi piace tanto viaggiare ?"


Non ho fatto grandi viaggi e non ho affrontato i disagi dei viaggiatori di lungo corso che spesso rischiavano vita o salute per concludere il loro cammino.


Bruce Chatwin, ultimo fra i grandi viaggiatori, nel suo libro " Le vie dei canti" sosteneva l'ipotesi, che condivido, che la vera natura dell'uomo è essere nomade. E' un libro che ho letto molti anni fa.


L'ho prestato ad una mia amica che l'ha passato a sua madre che a sua volta lo ha prestato a qualche altra parente. Non mi è più tornato indietro, esempio lampante di nomadismo libresco.


Fra i tanti esempi portava quello dei bambini piccoli che si acquietano quando la madre passeggia, cullandoli. In effetti una mia amica, madre da poco, riusciva a far dormire il figlio durante il giorno solo mettendolo nel passeggino, anche in inverno, girando per ore intorno a casa.


Viaggiare spesso comporta disagi, non trovi da dormire, non puoi lavarti, mangi qualche cosa non meglio identificata che si agita nel tuo stomaco tutta la notte e magari l'hai anche pagata un sacco di soldi insomma qualcuno, e ne conosco, potrebbe obbiettare " Si sta meglio a casa"


Lascio ad ognuno la propria opinione e mi tuffo nell'affaccendarsi per mettere a punto l'itinerario, organizzare cosa andare a vedere, preparare i pochi bagagli, viaggio sempre con poca roba pentendomene sempre a metà del viaggio.


L'emozione che si prova quando si chiude la porta di casa , una specie di borbottio in fondo allo stomaco e l'avventura comincia è impagabile.


Perchè per me di avventura si tratta, anche solo se stiamo via un giorno.


Lo sguardo si posa su posti nuovi o poco frequentati, l'aria ha un odore diverso e anche il caffè bevuto nel baretto trovato lungo la strada ha un sapore particolare.


C'è gente nuova da incontrare con la quale mettersi a parlare scambiando anche solo due parole di saluto. Poi, magari, si ha anche la fortuna di scoprire qualcosa di bello, una casa, un castello o anche solo un paesaggio e si torna a casa rinnovati come se la giornata ci avesse lavato da noie, ugge e inquietudine accumulate nella vita di tutti i giorni.


E voi perchè viaggiate ?






domenica 14 febbraio 2010

Voliera per umani nel Parco di Monza







A volte, sopratutto in primavera, quando il tempo comincia a virare verso il bello e si cammina volentieri al sole, mi capita di fare un giro nel Parco di Monza.
E' un posto piacevole. Ci sono grandi viali alberati e macchie di prati che si stendono fra filari di cespugli.


La gente cammina tranquilla o va in bicicletta e non sembra proprio di essere a pochi chilometri da Milano.
L'ultima volta che ci siamo stati, il Terzo Occhio ed io, abbiamo fatto una piacevole scoperta.
Nella località " Valle dei sospiri" ( forse c'è anche una freccia che la indica, non mi ricordo bene) abbiamo trovato una grande e bella scultura vegetale.
La Voliera per umani.

Spunta dal terreno come un enorme fungo, tutta fatta di rami intrecciati che esplodono da un pilastro centrale cavo che l'artista, Giuliano Mauri, ha chiamato " Cuore della cerimonia"
Man mano che ci si avvicina ci si rende conto delle sue proporzioni.
E' realizzata intrecciando rami caduti di castagno, nocciolo, olmo, faggio, corde e fango. Si entra da un'apertura e ci si trova in uno spazio concluso nella natura.
Natura delemitata dalla natura.
Una passerella ( che purtroppo non è agibile) permette di percorrere la circonferenza della voliera.
La scultura è stata realizzata nel 2005 per i duecento anni del Parco di Monza.
Un bellissimo esempio di "ArtLand".










domenica 7 febbraio 2010

Frutti antichi e castelli






















Oggi ho mangiato un frutto che non avevo mai assaggiato. Un Nashi o "peramela".






Ha la forma di una mela, tondeggiante con la buccia liscia di colore bronzo-dorato. La polpa bianca è croccante come quella dell'anguria. E' molto sugoso e profumato.
Mentre lo mangiavo mi è tornata in mente la mostra dei frutti antichi al Castello di Paderna ( Pc).
Si svolge nel primo week-end di ottobre. Io l'ho visitata in una giornata d'inizio autunno, con una pioggerellina leggera che irrompeva a tratti avvolgendo tutto in una nebbia evanescente.

Appena entrati ci siamo trovati di fronte e ad una schiera di mobili e arredi da giardino in ghisa, dall'aria vissuta.
Vasi colmi di melagrane, sostegni per piante rampicanti, sedie con riccioli e volute dalle quali sembrava che si fosse appena alzata una dama dell'ottocento.
I visitatori si aggiravano rapiti fra vasi di fiori e gabbie con gli animali da cortile. Uno vendeva le "anitre corridrici", una papera buffa tutta in verticale che corre invece di nuotare.
Sotto i portici avevano trovato posto un'antica fabbrica di tabarri, quei bellissimi mantelli a ruota che evocano viaggi in carrozza e paesaggi nebbiosi.
Vecchi asciugamani di lino, una scuola di ricami antichi piemontesi, una ragazza che faceva cappelli per bambini a forma di animali.

Un'azienda vinicola offriva il budino di mosto e vicino un'altro espositore vendeva zucche di ogni forma e dimensione.
Abbiamo girato guardando mele e pere di ogni forma e colore, grappoli d'uva e zucche una delle verdure che amo di più come forma e colori. Mi sembrava di partecipare ad una "Natura morta" uno dei soggetti pittorici che preferisco.

Il terzo Occhio ha fatto delle belle foto che allego.

La rassegna è curata dal Fai e c'è ogni anno. Castello di Paderna, comune di Pontenure (Piacenza).