domenica 21 marzo 2010

Crespi d'Adda, sito Unesco







A Crespi d'Adda si può arrivare o dall'autostrada, il modo ufficiale, oppure, quello che io preferisco, dal fiume.

Io sono privilegiata, abitando lì vicino è una passeggiata che faccio in bicicletta.

Prendendo per Concesa, frazione di Trezzo sull'Adda, si segue la strada fino al santuario, costruito in riva al naviglio Martesana.
Appena al di là del canale, diviso da una striscia di alberi, scorre l'Adda.
Una passerella lo scavalca, perdendosi fra i cespugli della riva opposta. Imboccando quella passerella con una breve camminata, o pedalata, si arriva a Crespi, sbucando proprio in fianco alla villa della famiglia Crespi.


I Crespi sono stati una delle famiglie di industriali illuminati che più hanno inciso nella storia di Milano e provincia.


Hanno fondato il Corriere della Sera, costruito case per operai in Milano e, non ultimo questo villaggio, completamente autonomo dove il lavoratore trovava lavoro, scuola per i figli ed abitazioni dotate di acqua e corrente elettrica.


Stiamo parlando degli ultimi anni del 1800.
Il Castello, così chiamavano la villa Crespi gli abitanti del luogo, è una costruzione neo gotica, ricca di gargolle, frontoni scolpiti e grottesche.


La famiglia ci passava l'estate per sfuggire alla calura di Milano.


E' ancora di proprietà dei Crespi e non è visitabile all'interno, ma, d'estate c'è un gruppo di attori che offre una ricostruzione storica, di sera, per illustrare la vita del villaggio.
Ecco in quell'occasione si può entrare nel giardino e vedere la villa dal di fuori.

Il villaggio ha una pianta molto semplice, una strada dritta lo attraversa dalla villa al cimitero, posto in fondo al paese.
Le vie sono alberate, le macchine sono poche e viaggiano adagio.
Ai fianchi della strada ci sono le casette degli operai mentre quelle dei dirigenti sono nascoste fra macchie d'alberi.
Poche pedalate e si arriva ad una piazza dove si affaccia la fabbrica, il cuore pulsante di tutto.
La ragione d'essere del villaggio.
Facciata in cotto, con una cura dei particolari che la rende elegante.
Ormai è chiusa da anni ma la ciminiera continua a far parte del paesaggio.
Dopo la ciminiera c'è il cimitero con la tomba monumentale dei Crespi. Ai suoi piedi le sepolture degli operai.
Prima di proseguire nella vista decido una di fare una sosta.







domenica 7 marzo 2010

Stile Liberty e acque curative











Ho visitato Salsomaggiore Terme in diverse occasioni. La prima, solo di passaggio, in un afoso pomeriggio agostano, non mi ha particolarmente colpito.

Per le strade non c'era nessuno, solo il caldo che saliva ad ondate dall'asfalto.

L'edificio delle terme era chiuso e mi sono dovuta accontentare di guardare la costruzione dal di fuori.
Poi mi è capitato di partecipare ad un pomeriggio gastronomico con visita guidata all'edificio e degustazione di alta pasticceria.

Ed è stata l'occasione giusta per conoscere le terme.
Tutta la giornata sembrava organizzata per far intravedere da lontano i fasti goduti in quel luogo.

Lasciati i cappotti al guardaroba con pochi passi siamo arrivati al salone principale accolti da luci, marmi e cristalli.
Il salone era immenso e avvolto in una luce dorata. Le scalinate di marmo salivano al piano superiore fra due ali di specchi inframmezzati con affreschi e le note di un'arpa, suonata da una signora in nero, si mischiavano al nostro chiacchiericcio.
Tutto all'interno ricorda l'Oriente. L'architetto, Galileo Chini, lavorò per ani alla corte del re del Siam.
Ci sono scimmiette che sbucano fra le foglie ed elefanti agli angoli delle modanature.
Gli affreschi mostrano donne morbide e discinte con i capelli fluttuanti. Fioriere e puttini, specchi che moltiplicano la luce in mille riflessi.

Il pomeriggio è continuato fra musica e piacevolezze, pasticcini gustati appena sfornati e tazze di tè o cioccolata a seconda dei gusti.
Una rappresentazione teatrale, ancora musica e la luce del giorno è scemata portandoci all'ora del ritorno a casa.